Damiano Crognali
Creator
5mo ago
Come essere nomadi digitali sta diventando sempre più popolare, ho voluto fare una inchiesta su questa generazione che vive viaggiando.
Nella mia esperienza ho capito che è una questione di scelte, che parte - se non si è più ragazzi - dal voler creare un location-independent-business o lavoro, per una vita con la libertà di poter esplorare il mondo.
Ci sono Newsletter per chi vive in viaggio, gruppi whatsapp che supportano in questo lifestyle e anche nuove forme di alloggi, si chiamano Co-Living: in pratica luoghi che ti facilitano la connessione con altre persone che lavorano-viaggiando. E Tra i segnali che oggi è un tema mainstream, quello dei nomadi digitali, ci sono anche Big-Conferenze dedicate all'argomento.
Mi sono recato al Nomad Summit di Chiang Mai per capire che cosa vuol dire vivere, viaggiare e lavorare nel 2025 da Digital Nomad.
Qui sotto la mia cronaca di questo 2025.
Di tutte le persone che lavorano da remoto, il 50 per cento sceglie di abbracciare una qualche forma di nomadismo digitale, e secondo gli ultimi numeri che hanno dato al Summit, sono 50 milioni di individui.
Non si tratta di viaggiare e basta, bensì l’attenzione è sulla creazione di startup e community che offrano la libertà di lavorare da qualunque parte del mondo.
E chi non lo ha un business digitale, può pensare di comprarne uno su Flippa, una piattaforma di brokeraggio che aiuta le persone a vendere la propria attività online o ad acquistare attività digitali. Si possono vendere ecommerce, app e qualsiasi cosa sia un business online, compreso un canale YouTube.
Già oltre 40 paesi del mondo inclusa l'Italia stanno offrendo Digital-Nomad-Visa per vivere e lavorare in paesi che non sono quelli in cui siamo nati, e tutto questo sta portando ad uno switch dell’organizzazione umana e della società dove la meritocrazia ha valore.
Draper Nation è un esperimento di “nazione digitale senza terra” che propone nuovi servizi e modelli di governance per un futuro mondo senza confini, offrendo identità digitali globali, da affiancare in futuro ai i documenti fisici delle nazioni.
Chi vive come Digital Nomad si ricrea una propria sfera di amicizie e relazioni sociali. Da una parte ci sono community come NomadList che offre consigli e permette di incontrare nuove persone. Presto ci saranno anche community personalizzate come Santlantis, una sorta di social network, che ho visto in anteprima al Summit, che è sia un archivio delle città del mondo che offrono servizi per i nomadi digitali, ma anche un social network che usa una tecnologia che certifica la proprietà dei contenuti per i Creator, e che offre un servizio di monetizzazione.
Gli spazi condivisi dove poter vivere, lavorare e stringere legami più forti rispetto a un hotel tradizionale diventano importanti. Per questo da una parte il coworking assume un aspetto centrale, un luogo dove non solo lavorare, ma anche incontrare persone e venire a conoscenza di attività da fare nel posto.
Ma ho visto come si stanno sviluppando i Co-Living, luoghi dove dormire, lavorare, perché hanno spesso anche coworking integrati, e dove gli organizzatori danno un indirizzo alla community che vi si costruisce intorno, per creare connessioni più profonde.
Al Nomad Summit ha partecipato anche una delegazione del CoLiveFuk di Fukuoka nel sud del Giappone, che sta investendo in servizi per accogliere questi nuovi lavoratori-viaggiatori, diventando hub di startup e community internazionali. CoLiveFuk sta creando anche una Conferenza sul Nomadismo Digitale, a ridosso dell'Expo di Osaka.
Da parte mia, io invito tutti i miei amici a provare a vivere almeno un mese location independent, e per far questo ho aperto una community una specie di Mastermind (in Italiano) per aiutare a provare a vivere nel 2025 come Digital Nomad, qui.
Grazie di avermi letto. Se questi argomenti ti interessano come a me, commenta o condividi.
Alla prossima cronaca,
Dam
This post is part of a community
On WhatsApp
87 Members
Free